lunedì 3 maggio 2010

SCHERZI DA PRETI / PARTE 8

Bene! Signore e signori ci avviamo alla conclusione del viaggio attraverso le città in cui enti ecclesiastici stanno sfrattando o hanno gia sfrattato cinema o teatri. L'impegno di Investigatio Veritatis e di diverse migliaia di cittadini italiani relativamente alla questione invece continua. Oggi parliamo del caso di Milano con il "Teatro San Babila" diretto da Gennaro D'avanzo (che salutiamo e ringraziamo per le informazioni). Con la rubrica, che continueremo a chiamare "Scherzi da preti", seguiremo invece gli ultimi sviluppi della vicenda il 7 maggio con la manifestazione di Foggia (clicca qui per saperne di più) ed il 28 con la manifestazione di Viareggio. Stay tuned!!!


TEATRO SAN BABILA

Il teatro “San Babila” è ubicato presso le strutture appartenenti all’omonima parrocchia milanese. Nel 2002 il direttore Gennaro D’Avanzo firma un contratto d’affitto d’azienda il quale prevede il pagamento di un canone annuale di 130.000 euro netti. La programmazione della stagione viene decisa dalla direzione, naturalmente, e sottoposta all’attenzione dei proprietari regolarmente prima della pubblicazione. Negli anni il teatro vede svolgersi al suo interno una programmazione vivace, dinamica, in perenne evoluzione in cui  numerosi sono gli artisti affermati (Calindri, la Masiero, Peppino De Filippo) e le giovani compagnie che si alternano sul palco.
Tutto bene quindi finché all’inizio del 2009 l’arciprete della parrocchia, mons. Gandini, fa recapitare l’avviso di sfratto al direttore D’Avanzo. La motivazione con cui viene giustificata tale scelta è alquanto singolare. Inizialmente sarebbe da imputare alla scarsa qualità degli spettacoli proposti denunciata all’arciprete da alcuni fedeli scontenti, successivamente è lo stesso arciprete a dichiarare: “Il fatto che gli spettacoli siano scadenti non rientra certo nelle motivazioni dello sfratto, quella è una mia personalissima opinione. Aggiungo però che molti fedeli mi confessano spesso di uscire a metà spettacolo. Detto ciò l’intenzione della parrocchia - prosegue - è di stipulare un nuovo contratto con una nuova gestione. Vogliamo che il teatro torni a fare i classici, come è nella sua tradizione”.
D’Avanzo naturalmente non ci sta, e per più di una ragione. Innanzitutto gli spettacoli non sarebbero così scadenti come asserito da mons. Gandini, visti i più di 3000 abbonati per la stagione. E se anche fosse, poi, il danno ricadrebbe sul gestore e non certo sulla proprietà che ha stipulato il contratto d’affitto. Inoltre la direzione ha investito, oltre ai soldi per il canone, ulteriori 400.000 euro per la ristrutturazione della struttura e per l’arredo. La scelta di cambiare gestione si ripercuoterebbe anche sui quindici dipendenti del sig. D’Avanzo che si ritroverebbero dall’oggi al domani disoccupati.
Ciò che il direttore contesta quindi all’ente ecclesiastico, oltre alla divergenza culturale, è l’atteggiamento imprenditoriale da azienda che avendo già un cospicuo tornaconto punta ad arricchirsi ulteriormente. Cosa che sarebbe abbastanza distante dal significato che in genere viene attribuito a chi ricopre il ruolo di servitore di Dio. Soprattutto se si considera che il contratto stipulato è una tipologia definita contratto d’azienda, dove l’azienda in questo caso sarebbe la parrocchia. Il che rimarcherebbe ulteriormente il fatto di trovarsi di fronte a dei veri e propri imprenditori che contemporaneamente sono anche dei preti.
La scadenza del contratto è fissata quindi per il 30 giugno del 2009. Naturalmente D’Avanzo fa ricorso rimandando quindi la decisione al Tribunale di Milano. Una prima udienza viene fissata per il mese di dicembre dello stesso anno,  una successiva a febbraio e quella definitiva a settembre del 2010. In questo lasso di tempo vengono raccolte oltre 4500 firme sottoscritte dai frequentatori del Teatro (alla faccia degli spettacoli scadenti).
Intanto il 2 dicembre 2009 viene presentato dall’onorevole Valentina Aprea (Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati) un disegno di legge che integra la precedente legge “Salva teatri” del 2009 emanata per impedire lo sfratto del Teatro “Nuovo” di Milano. Questa prevede infatti l’obbligo di rinnovare il contratto d’affitto in scadenza per ulteriori nove anni, ma solo per i contratti di locazione e non per quelli d’azienda. Il novo D.D.L. è esteso invece a tutte le attività teatrali indipendentemente dal tipo di contratto. Nel caso in cui il disegno di legge dovesse essere approvato il direttore D’Avanzo e i suoi dipendenti avrebbero quindi la possibilità di continuare a lavorare per altri nove anni al Teatro San Babila.


RINGRAZIAMENTI E RIFERIMENTI

Si ringraziano per le informazioni, la collaborazione, la solidarietà ed il sostegno:

Mauro Palma: direttore del cinema Falso Movimento di Foggia
Comitato “Salviamo il Falso Movimento”.
Pagina facebook: Salviamo il Falso Movimento

Mario Carmignani: ex direttore del cinema Centrale di Viareggio
Daniela Santucci , Riccardo Bendinelli e tutti i componenti del comitato  “Salviamo il cinema Centrale”.


Giovanni Mendola: direttore del cinema “Jolly.doc” di Ravenna

Paola Greco: ex direttrice del teatro “Club Nando Greco” di Catania
L’associazione Officina Rebelde di Catania

Gennaro D’avanzo: direttore del “Teatro San Babila” di Milano

... Continua in SCHERZI DA PRETI / PARTE 9


Per visionare l'edizione completa clicca qui

Nessun commento: