Con il progressivo svilupparsi della tecnologia il nostro modo di vivere sta paradossalmente diventando sempre più condizionato. Le modalità di pagamento telematico come bancomat o carte di credito permettono alle nostre banche di avere maggiore controllo su di noi: se non abbiamo disponibilità di contante, la banca non ci fa accedere ai suoi servizi e dunque non possiamo effettuare pagamenti. L’istituzione di social networks sta gradualmente diminuendo il livello della nostra privacy. I nostri sistemi satellitari sono talmente evoluti che potrebbero, in via del tutto ipotetica, tracciare gli spostamenti di ognuno di noi sul nostro pianeta. Se non possediamo la carta sanitaria elettronica non possiamo accedere ai servizi del sistema sanitario nazionale. Il tutto potrebbe essere ipoteticamente annullato da qualcuno che ne abbia la possibilità o che possa accedere a questi dati, privandoci in questo modo della nostra identità e facoltà di decidere della nostra vita. Naturalmente dovrebbe poter accedere alle diverse banche dati delle diverse istituzioni: bancaria, sanitaria, ecc.
Qual è l’ultima frontiera della gestione delle nostre informazioni? L’ultimo ritrovato della tecnologia è il “Verichip”, un congegno molto sofisticato grande all’incirca quanto un chicco di riso contenente al proprio interno un trasmettitore di tipo (RFID), con qualche kb di memoria e capace di trasmettere e ricevere informazioni da computers e scanners. Fin qui nulla di strano se non fosse per il fatto che questo prodotto è stato pensato per essere installato all’interno del corpo umano.
Di questo piccolo trasmettitore se ne comincia a parlare agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti e viene utilizzato principalmente per tracciare la posizione di animali domestici e d’allevamento. Le aziende che si occupano della produzione e distribuzione del prodotto sono “Destron Idi”, “Texas Instruments”, “Tarovan”, “Avid”: American Veterinary Identification Device (Dispositivo d’identificazione per uso veterinario negli Stati Uniti), da utilizzare al posto della classica medaglietta d’identificazione.
Naturalmente le potenzialità del prodotto non rimangono nascoste a chi sa coglierle, infatti agli inizi del 2000 un’altra azienda americana (la ADS: Applied Digital Solutions) inizia la sperimentazione per produrre un chip per uso umano. Il problema naturalmente è riuscire a convincere le persone a farsi iniettare la famosa capsula. Per la sua installazione non servono nient’altro che una siringa ad aria compressa, qualche punto di sutura ed un cerotto. Ma per quale motivo un uomo dovrebbe farsi inserire un corpo estraneo all’interno del proprio organismo volontariamente? Quali sono i vantaggi che ne potrebbero derivare da un’operazione del genere?
I primi utilizzi sono di tipo sanitario. Il chip consentirebbe di immagazzinare tutte le informazioni relative allo stato di salute di chi lo possiede e tutta la sua storia clinica. Una vera e propria cartella clinica utile nel momento in cui il paziente non fosse in grado di trasmettere le informazioni necessarie. Nel 2002 la Food and Drug Administration, l’organo di garanzia statunitense per i prodotti farmaceutici, dà l’ok per la sua distribuzione e i primi a sperimentare il prodotto sono una famiglia statunitense: gli Jacobs. Sia il padre che il figlio hanno alcuni problemi legati ad una malattia rara e se lo fanno iniettare, la madre, che non ha alcun problema, decide di seguire il loro esempio.
Il prodotto però incontra molta resistenza, sia per il costo che per le implicazioni di tipo sociale, e l’azienda comincia a navigare in brutte acque. I fondi per la sperimentazione derivavano in gran parte da un prestito accordato dall’IBM, la famosa casa produttrice di articoli informatici. Oltre a questo l’IBM è anche l’azienda che in Germania, all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, fornì ai nazisti le macchine Hollzein, utilizzate per l’identificazione, catalogazione e riconoscimento dei deportati all’interno dei campi di concentramento.
Quindi, la stessa azienda, esperta nel controllo e identificazione di milioni di prigionieri durante il Terzo Reich, nel 2004 apre un contenzioso con la ADS che aveva precedentemente sovvenzionato per lo sviluppo del chip sottocutaneo. Non potendo la ADS restituire il prestito iniziale potrebbe essere costretta a cedere il brevetto del prodotto proprio alla IBM, che otterrebbe così il controllo del più evoluto sistema di controllo di massa della storia.
Perché controllo di massa? Perché il Presidente della ADS, Scott Silverman, in diverse interviste (di cui alcune riportate nel video di seguito) apre nuovi scenari all’uso di Verichip. Il congegno potrebbe sostituire passaporti, carte d’identità, carte di credito, banconote, potrebbe essere utilizzato per la localizzazione delle persone, per la loro identificazione e accesso ad aree strettamente riservate. Ad ogni essere umano verrebbe quindi assegnato un codice personale tramite il quale effettuare qualsiasi acquisto o vendita. Tutto sarebbe quindi automatizzato, bypassando il collegamento persona-persona e privilegiando quello macchina-macchina. Nel momento in cui l’uso di questo chip dovesse diventare obbligatorio, chiunque si rifiutasse di utilizzarlo sarebbe automaticamente escluso dall’intero sistema e non potrebbe quindi accedere a nessuno dei servizi di cui disponiamo ora. Chiunque si opponesse al sistema o Governo vigente potrebbe essere escluso per rappresaglia e condannato all’isolamento e alla successiva morte.
Ma come si fa a convincere la gente ad accettare una simile situazione? Come si fa a convincerla che tutto ciò sia necessario?
Semplice! Creando situazioni ad hoc che richiedano misure di emergenza in cui la popolazione possa riporre la propria fiducia per preservare la propria sicurezza.
Nel 2004 il Ministero Italiano della Salute ha approvato un studio clinico che testa un applicazione medica di VeriChip, il VeriMed. Lo studio è cominciato all'Instituto Nazionale Lazzaro Spallanzani a Roma, il 26 aprile 2004. Il pricipale promotore, il Dott. Giorgio Antonucci, presentò uno studio al Ministero della Salute e ha ricevuto l'approvazione a procedere. Lo studio è stato progettato per osservare la funzione tecnologica di VeriMed durante la cura di pazienti le cui condizioni mediche impediscono al personale dell'ospedale di reperire informazioni vitali. Ai pazienti è stata offerta l'opportunità di utilizzare la tecnologia di VeriMed per fornire le loro informazioni di identificazione personale e la loro recente storia medica.
Sempre nel 2004 un locale di Barcellona, il Baja Beach Club, che nel 2004 mise a disposizione dei suoi soci importanti un chip a radiofrequenze in sostituzione della tessera, che funzionava anche come carta per le consumazioni, tessera che consentiva di saltare le code e addebitare direttamente sul proprio conto le spese.
Successivamente imprenditori e uomini politici in vista di Paesi con alto tasso di criminalità si fecero impiantare il chip nell’ipotesi di rapimento, per essere quindi facilmente rintracciabili.
Nel 2008, in seguito alle diverse aggressioni di cani, è stato istituito l’obbligo per alcune razze di installare un chip di identificazione.
L’ultima sperimentazione riguarda (indovinate un po’?) l’influenza suina, la famosa H1N1. Ne da oggi notizia il quotidiani “La Repubblica”. Sempre a Roma, all’ospedale Bambin Gesù, un intero piano sarà adibito al controllo della diffusione della malattia. Diversi chip saranno distribuiti sia ai pazienti che al personale, non si tratta in questo caso di chip sottocutanei ma inseriti in appositi contenitori da portare sempre con sé, per monitorare il modo di trasmissione della malattia e i tempi di esposizione necessari.
Nei prossimi tempi assisteremo forse ad una escalation dell’uso di questi congegni, che continueranno ad influenzare sempre più il nostro modo di vivere e di rapportarci tra noi e il Mondo in cui viviamo. Ciò che possiamo fare per preservare la nostra libertà è vigilare affinché non accada la profezia contenuta nell’Apocalisse di Giovanni.
"Ed egli (la bestia od anticristo) faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte, e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero della bestia. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tale cifra è seicentosessantasei".
Tratto dall'Apocalisse di Giovanni
Di questo piccolo trasmettitore se ne comincia a parlare agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti e viene utilizzato principalmente per tracciare la posizione di animali domestici e d’allevamento. Le aziende che si occupano della produzione e distribuzione del prodotto sono “Destron Idi”, “Texas Instruments”, “Tarovan”, “Avid”: American Veterinary Identification Device (Dispositivo d’identificazione per uso veterinario negli Stati Uniti), da utilizzare al posto della classica medaglietta d’identificazione.
Naturalmente le potenzialità del prodotto non rimangono nascoste a chi sa coglierle, infatti agli inizi del 2000 un’altra azienda americana (la ADS: Applied Digital Solutions) inizia la sperimentazione per produrre un chip per uso umano. Il problema naturalmente è riuscire a convincere le persone a farsi iniettare la famosa capsula. Per la sua installazione non servono nient’altro che una siringa ad aria compressa, qualche punto di sutura ed un cerotto. Ma per quale motivo un uomo dovrebbe farsi inserire un corpo estraneo all’interno del proprio organismo volontariamente? Quali sono i vantaggi che ne potrebbero derivare da un’operazione del genere?
I primi utilizzi sono di tipo sanitario. Il chip consentirebbe di immagazzinare tutte le informazioni relative allo stato di salute di chi lo possiede e tutta la sua storia clinica. Una vera e propria cartella clinica utile nel momento in cui il paziente non fosse in grado di trasmettere le informazioni necessarie. Nel 2002 la Food and Drug Administration, l’organo di garanzia statunitense per i prodotti farmaceutici, dà l’ok per la sua distribuzione e i primi a sperimentare il prodotto sono una famiglia statunitense: gli Jacobs. Sia il padre che il figlio hanno alcuni problemi legati ad una malattia rara e se lo fanno iniettare, la madre, che non ha alcun problema, decide di seguire il loro esempio.
Il prodotto però incontra molta resistenza, sia per il costo che per le implicazioni di tipo sociale, e l’azienda comincia a navigare in brutte acque. I fondi per la sperimentazione derivavano in gran parte da un prestito accordato dall’IBM, la famosa casa produttrice di articoli informatici. Oltre a questo l’IBM è anche l’azienda che in Germania, all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, fornì ai nazisti le macchine Hollzein, utilizzate per l’identificazione, catalogazione e riconoscimento dei deportati all’interno dei campi di concentramento.
Quindi, la stessa azienda, esperta nel controllo e identificazione di milioni di prigionieri durante il Terzo Reich, nel 2004 apre un contenzioso con la ADS che aveva precedentemente sovvenzionato per lo sviluppo del chip sottocutaneo. Non potendo la ADS restituire il prestito iniziale potrebbe essere costretta a cedere il brevetto del prodotto proprio alla IBM, che otterrebbe così il controllo del più evoluto sistema di controllo di massa della storia.
Perché controllo di massa? Perché il Presidente della ADS, Scott Silverman, in diverse interviste (di cui alcune riportate nel video di seguito) apre nuovi scenari all’uso di Verichip. Il congegno potrebbe sostituire passaporti, carte d’identità, carte di credito, banconote, potrebbe essere utilizzato per la localizzazione delle persone, per la loro identificazione e accesso ad aree strettamente riservate. Ad ogni essere umano verrebbe quindi assegnato un codice personale tramite il quale effettuare qualsiasi acquisto o vendita. Tutto sarebbe quindi automatizzato, bypassando il collegamento persona-persona e privilegiando quello macchina-macchina. Nel momento in cui l’uso di questo chip dovesse diventare obbligatorio, chiunque si rifiutasse di utilizzarlo sarebbe automaticamente escluso dall’intero sistema e non potrebbe quindi accedere a nessuno dei servizi di cui disponiamo ora. Chiunque si opponesse al sistema o Governo vigente potrebbe essere escluso per rappresaglia e condannato all’isolamento e alla successiva morte.
Ma come si fa a convincere la gente ad accettare una simile situazione? Come si fa a convincerla che tutto ciò sia necessario?
Semplice! Creando situazioni ad hoc che richiedano misure di emergenza in cui la popolazione possa riporre la propria fiducia per preservare la propria sicurezza.
Nel 2004 il Ministero Italiano della Salute ha approvato un studio clinico che testa un applicazione medica di VeriChip, il VeriMed. Lo studio è cominciato all'Instituto Nazionale Lazzaro Spallanzani a Roma, il 26 aprile 2004. Il pricipale promotore, il Dott. Giorgio Antonucci, presentò uno studio al Ministero della Salute e ha ricevuto l'approvazione a procedere. Lo studio è stato progettato per osservare la funzione tecnologica di VeriMed durante la cura di pazienti le cui condizioni mediche impediscono al personale dell'ospedale di reperire informazioni vitali. Ai pazienti è stata offerta l'opportunità di utilizzare la tecnologia di VeriMed per fornire le loro informazioni di identificazione personale e la loro recente storia medica.
Sempre nel 2004 un locale di Barcellona, il Baja Beach Club, che nel 2004 mise a disposizione dei suoi soci importanti un chip a radiofrequenze in sostituzione della tessera, che funzionava anche come carta per le consumazioni, tessera che consentiva di saltare le code e addebitare direttamente sul proprio conto le spese.
Successivamente imprenditori e uomini politici in vista di Paesi con alto tasso di criminalità si fecero impiantare il chip nell’ipotesi di rapimento, per essere quindi facilmente rintracciabili.
Nel 2008, in seguito alle diverse aggressioni di cani, è stato istituito l’obbligo per alcune razze di installare un chip di identificazione.
L’ultima sperimentazione riguarda (indovinate un po’?) l’influenza suina, la famosa H1N1. Ne da oggi notizia il quotidiani “La Repubblica”. Sempre a Roma, all’ospedale Bambin Gesù, un intero piano sarà adibito al controllo della diffusione della malattia. Diversi chip saranno distribuiti sia ai pazienti che al personale, non si tratta in questo caso di chip sottocutanei ma inseriti in appositi contenitori da portare sempre con sé, per monitorare il modo di trasmissione della malattia e i tempi di esposizione necessari.
Nei prossimi tempi assisteremo forse ad una escalation dell’uso di questi congegni, che continueranno ad influenzare sempre più il nostro modo di vivere e di rapportarci tra noi e il Mondo in cui viviamo. Ciò che possiamo fare per preservare la nostra libertà è vigilare affinché non accada la profezia contenuta nell’Apocalisse di Giovanni.
"Ed egli (la bestia od anticristo) faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte, e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero della bestia. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tale cifra è seicentosessantasei".
Tratto dall'Apocalisse di Giovanni
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