Siamo i migliori d'Europa. Abbiamo affrontato la crisi molto meglio di tutti gli altri paesi europei, ne usciremo prima di tutti e anzi abbiamo scavalcato anche l'Inghilterra. Questo è il quadro che da il Premier.
Anzi per noi la crisi è stata un'opportunità per dare delle regole ad un settore, quello della finanza, impazzito e che ci ha portato allo stato in cui siamo. Queste in sintesi sono le tesi di colui che ha introdotto la finanza creativa in Italia, il ministro Giulio Tremonti.
Le regole che abbiamo introdotto sono state: la depenalizzazione del falso in bilancio e lo scudo fiscale, per far rientrare nel nostro Paese legalmente capitali acquisiti illegalmente.Il nostro debito pubblico è arrivato a circa 1752 miliardi di euro. Per farci un'idea dell'entità di questa cifra possiamo considerare quello statunitense che per il 2009 è
previsto a circa il 10% del Pil, cioè 1667 miliardi di dollari, che in euro sono un pò di meno.
Ogni Stato per ripagare il proprio debito emette dei titoli, quelli italiani si chiamano BOT (Buono Ordinario del Tesoro). Questi sono emessi durante delle aste competitive a cui partecipano degli intermediari finanziari per conto di investitori privati. Quindi io privato acquisto questo buono ad un prezzo di emissione sempre inferiore a 100, e quando lo restitisco dopo un determinato tempo (tre, sei o dodoci mesi) mi viene rimborsato ad un valore sempre uguale a 100. Il rendimento del titolo è pari quindi alla differenza dei due prezzi diviso per 100.
Quindi con i soldi che io ho temporaneamente dato allo Stato esso finanzia il debito pubblico contratto con le banche, e quando restituisco i titoli dopo un lasso di tempo mi vengono restituiti con un di più che costituisce il mio guadagno. Si suppone che nel frattempo siano state attuate delle politiche per la riduzione del debito.
Nel settembre del 2009 esce un articolo del sole 24 ore riguardo al rendimento dei nostri bot: il rendimento risulta negativo. Togliendo le commissioni da dare alle banche e le varie spese si ha un rendimento dello -0,08%. Ovvero chi investe in BOT, quando li restituisce, riceve meno di cio che ha investito inizialmente. Naturalmente la richiesta crolla e lo Stato ha meno risorse per finanziare il debito pubblico che continua quindi a crescere.
Cosa succede se una Nazione non riesce a far fronte al proprio debito pubblico? Prima o poi sarà costretta a dichiarare la bancarotta. Ovvero le banche non saranno più disposte a concedere prestiti che saranno utilizzati per le politiche economiche dello Stato. Vale a dire che non potranno essere più garantiti i servizi riguardanti la Sanità, l'Istruzione, la Cultura, la Sicurezza, i Trasporti, il Welfare, la Cura del territorio (non a caso le voci che sempre più ultimamente soffrono i tagli dei nostri governi).
A chi si sta chiedendo se sarà mai possibile arrivare a questo punto rispondiamo con una delle tante notizie che in questi periodi bui rimangono nell'ombra. Il 30 ottobre 2009 il Presidente della Camera Gianfranco Fini sospende i lavori dell'Aula per dieci giorni per assenza di proposte di legge parlamentare da discutere, sono tutte bloccate nelle commissioni per assenza di copertura finanziaria. Quindi i deputati della Camera non hanno potuto lavorare fino al 9 novembre.
C'è una duplice lettura per questa vicenda, quella economica e quella politica.
La lettura economica ci dice che per mancanza di fondi, i quali dovrebbero essere utilizzati per l'attuazione delle leggi in discussione, il lavoro della Camera non può proseguire. E siccome per fare leggi servono soldi ma noi non ne abbiamo non si può più legiferare finchè non si trova il modo di recuperarli. Il nostro debito, oltre ai tagli di cui siamo stati testimoni negli ultimi anni, sta paralizzando anche la nostra capacità di promulgare leggi, ovvero lo strumento essenziale di una democrazia.
La lettura politica ci dice che ormai alla Camera non ci sono più leggi di iniziativa parlamentare. La nostra Costituzione sancisce che le leggi sono promosse e promulgate dal Parlamento, mentre il Governo ha facoltà di promuoverle solo in caso di urgenza o per delega del Parlamento. In questi ultimi mesi invece le cose sono state completamente ribaltate. Al Parlamento è rimasta solo la facoltà di esprimersi su decreti o su leggi di iniziativa del Governo, venendo così spogliato della sua funzione principale: promuovere e discutere quelle che dovrebbero essere le soluzioni per portare avanti il Paese.
In questi dieci giorni di inattività è come se i deputati fossero stati messi in regime di cassa integrazione: oggi non c'è lavoro e quindi rimanete a casa. La differenza con la vera cassa integrazione è che comunque loro lo stipendio lo prendono per intero, non gli vengono detratti i periodi di fancazzismo.
Cio nonostante qualcuno si lamenta e sostiene che in realtà lo stipendio da deputato non basta per vivere una vita serena. Quindi è necessario rimboccarsi le maniche come Luca Barbareschi (PDL) per esempio, che è costretto suo malgrado a dover fare nel mentre le fiction per raidue e portare il proprio spettacolo teatrale in giro per l'Italia (dal sito "l'Antefatto"). Oppure Niccolò Ghedini (PDL) che gira le procure d'Italia per i suoi clienti facoltosi. Ma inciderà questo sul loro rendimento in Parlamento? Giudicatelo voi. Dal sito della Camera dei Deputati è possibile controllare la partecipazione al voto del proprio onorevole preferito, da cui è possibile vedere che per Barbareschi la percentuale di presenze in sede di voto(dall'inizio della corrente legislatura fino a ottobre 2009) è del 46,8 %, mentre per Ghedini è del 26,45 %.
Sempre dal sito della Camera è possibile cogliere altre informazioni interessanti e anche un pò inaspettate.
Il primo gruppo parlamentare per votazioni effettuate dai deputati è il PD (79,39%), poi Lega Nord (77,91%), PDL(72,59%), IDV (70,99%), UDC (70,70%), Gruppo Misto (60,92%).
Lascia un pò l'amaro in bocca che un partito che si dichiara sempre in prima linea contro i privilegi della casta politica e che tuoni contro i propri alleati per le assenze come l'IDV sia solo quarto in questa classifica. Ne lascia ancor di più il fatto che uno dei suoi esponenti più importanti come Antonio di Pietro totalizzi il 31,76% di votazioni effettuate.
Anche nel PD si assiste ad un simile fenomeno. Bersani 32,87%, Bindi 22,45%, D'Alema 31,53%, Fassino 13,85%, Franceschini 34,66%. Naturalmente ci riferiamo sempre al numero di votazioni effettuate, escluse quindi le missioni.
A voi le conclusioni su questi dati che potete verificare sul sito della Camera dei Deputati, in caso di errore precisiamo anticipatamente che è non voluto e vi chiediamo pertanto di segnalarcelo, in modo da poterlo correggere.
L'intento di questo elenco è quello di mostrare che si tratta di una questione riguardante tutti gli schieramenti, non è quindi un'operazione di parte.
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