venerdì 16 ottobre 2009

INCENERITORI E POLVERI SOTTILI

Secondo il prof. Stefano Montanari, Direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, affermare che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un falso, dato che le ceneri vanno smaltite per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1. Poiché nel processo d'incenerimento occorre aggiungere all'immondizia calce viva e una rilevante quantità d'acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare), e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso smaltire, con l'aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico.

A questo punto sarà venuta la curiosità di sapere cosa di patogenico i termovalorizzatori sono capaci di rilasciare in atmosfera. Senza soffermarci su sostanze comunque altamente cancerogene come le diossine, i furani e l'ossido di carbonio, il trattamento avviene a temperature talmente elevate da comportare l'emissione di polveri sottilissime, molte delle quali di dimensioni inferiori al micron (ovvero un millesimo di millimetro). Malauguratamente, osserva Montanari, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha poca importanza: il termovalorizzatore produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugli inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata): ragion per cui, a norma di legge, l'aria è pulita. Ancora malauguratamente, l'organismo non si cura delle leggi e delle patologie da polveri sottili, un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento (malformazioni fetali, tumori infantili, ecc.).

Ricordiamoci, prima di affidarci a tecnologie tanto impattanti dal punto di vista ambientale, la specificità del territorio sul quale verrebbero installate, terra dove buona parte dell'economia è vocata ad altro tipo di valorizzazione, ovvero dei prodotti che da essa si ricavano. A detta del prof. Gianni Tamino, docente di biologia generale e diritto ambientale all'Università di Padova, "i rifiuti bruciati danno origine a sostanze volatili, che inquinano l'aria, o solide (ceneri e scorie), ben più pericolose dei rifiuti di partenza, che vanno messe in discarica. Anche valori molto bassi in un campo coltivato o in un pascolo, dove le mucche concentrano le diossine, possono rendere pericolosi ortaggi e latte". Questo è già successo in Francia, in Belgio e in altri paesi vicino agli inceneritori.

Un ringraziamento al CTA di Sassoferrato per le preziose informazioni

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